Delusione

Tanti anni fa credetti in Matteo Renzi. Era il 2011 quando iniziarono a farmelo ascoltare seriamente e mi colpirono tre cose di lui: la lucidità con cui descriveva le gravi mancanze del centrosinistra, l’audacia nel prospettare cambiamenti radicali e la chiarezza con cui esponeva le sue idee. Successivamente mi colpì anche un’altra cosa: il coraggio di dire pubblicamente di aver sbagliato. In un’epoca in cui nessuno pare sbagliare mai e in cui, al limite, sono gli altri a “non averci capito”, presentarsi dopo la sconfitta alle primarie del 2012 assumendo su di se le colpe strategiche, politiche e comunicative della sua campagna fu un atto quasi rivoluzionario.

Per questo ciò che ho letto oggi dalla sua newsletter mi ha fatto male. Molto male. È stato come scoprire un tradimento, uno di quelli che ti lasciano attoniti e ti portano a pensare se sia una cosa accaduta da poco oppure se sia una storia che va avanti da tempo. E non vuoi pensare alla seconda ipotesi, non hai voglia di pensare anche al fatto che, magari, ti sia illuso per chissà quanto tempo. Leggo il lungo articolo del New York Post che racconta dei documenti declassificati che incastrano il principe Mohammed bin Salman riguardo all’omicidio #Khashoggi e resto sbalordito, leggo un editoriale sul Washington Post in cui si dice che Biden non dovrebbe offrire nessun tipo di scusante al principe e penso sia una cosa sacrosanta, leggo l’ENews di #Renzi e divento deluso. Molto deluso. Amareggiato.

Il punto principale non sono più gli 80.000€ presi per quella stramaledetta intervista, sebbene anche su quell’aspetto ci siano diverse cose che non sono accettabili. Ha ragione Renzi nel dire che serve mantenere delle relazioni diplomatiche con l’Arabia Saudita, ma prestarsi a una vetrina di pubbliche relazioni per permettere al principe di lodarsi non rientra in un’ottica di sane relazioni diplomatiche con un principe omicida. Difendersi affermando che il piano Vision2030 è “la più grande possibilità per modernizzare l’Arabia Saudita attraverso una serie di iniziative nel mondo del turismo, dell’innovazione, delle infrastrutture, dell’intelligenza artificiale” è un altro modo per non parlare della tragica situazione delle libertà e dei diritti umani in quel Paese. Sottolineare come siano diminuite le pene capitali e di come le donne ora possano guidare le auto, assomiglia più a porre una debole e minuscola foglia di fico di fronte a un giornalista attratto in una trappola, ucciso, fatto a pezzi e probabilmente bruciato per nascondere le prove. È una cosa abominevole. Non possiamo lodare in questo modo un assassino per le sue innovazioni tecniche o infrastrutturali.

Renzi ha parlato di questo in molte interviste, dicono. Non è stato in silenzio. Certo, ha detto che le conferenze sono un’attività che viene svolta da molti ex primi ministri, dimenticando di aggiungere che quei ex primi ministri lo fanno dopo aver abbandonato la politica attiva. Afferma che il regime saudita è un baluardo contro l’estremismo islamico, dimenticando come sia anche uno dei principali finanziatori dello Stato Islamico. Ha detto che sull’omicidio Khashoggi “come tutti mi auguro che il processo faccia davvero giustizia”, che va bene il garantismo ma anche un minimo di schiena dritta sui diritti sarebbe utile.

Nonostante l’eccessiva (per me) spregiudicatezza di Renzi in politica, caratteristica che si è accentuata negli ultimi anni, ho continuato a considerarlo il politico di maggior talento presente nel panorama italiano. E non posso negare oggi che lo sia ancora, ma da oggi quell’enorme talento mi pare quasi completamente dilapidato, sprecato, gettato definitivamente via. E a me non resta che una profonda, profondissima delusione.

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